Come funziona un impianto di riscaldamento a pavimento
L’impianto di climatizzazione a pavimento è costituito da una serpentina che viene posata sotto tutta la superficie del pavimento, in tutte le stanze e, tramite tecniche diverse, modifica la temperatura del pavimento stesso, diffondendo il calore desiderato per irraggiamento.
Come usare e impostare il riscaldamento a pavimento
Il riscaldamento a pavimento, come vedremo nel dettaglio,
può essere un metodo di climatizzazione comodo, confortevole,
e che può portare ad un certo risparmio sui consumi, ma solo
se utilizzato correttamente, e con la giusta integrazione tra i
componenti.
La temperatura di esercizio non deve essere impostata su valori
alti, in quanto l’uniformità della superficie
d’azione fa sì che non sia necessario. La
temperatura d'esercizio può essere mediamente
bassa, anche intorno ai 30 gradi.
È inoltre una buona pratica non accendere e spegnere spesso
l'impianto, in quanto una volta raggiunta la temperatura desiderata
nelle stanze, il rendimento migliore si ha con un funzionamento
costante.
Quale termostato utilizzare
In un impianto a pavimento possono essere utilizzati i normali
termostati, ma essendo un sistema che si può facilmente
regolare stanza per stanza, spesso si preferisce installare
più termostati di tipo wireless, possibilmente uno per ogni
zona importante.
Una divisione ideale potrebbe essere per zona giorno, zona notte, e
un termostato dedicato per il bagno. Ogni termostato comunica alla
centrale quali zone scaldare e quanto, senza avere necessariamente
una temperatura unica in tutta la casa.
Quanto ci mette a scaldare?
La velocità di riscaldamento con il sistema a pavimento
dipende da diversi fattori, ma in generale è un sistema un
po’ più lento del classico calorifero, e decisamente
più lento rispetto agli split di un climatizzatore.
È bene quindi programmare con attenzione quando servirà
avere una certa temperatura, per mettere in funzione
l’impianto con il dovuto anticipo.
Il riscaldamento a pavimento va spento in estate?
Se il proprio impianto a pavimento gestisce solo il
riscaldamento, in estate si spegnerà da solo, e non avrà
bisogno di alcun intervento. Questo perché le temperature
delle stanze saranno sempre più alte rispetto alle
impostazioni dei termostati, che non attiveranno mai
l’impianto.
Se invece l’impianto può generare anche raffrescamento
per la stagione estiva, sarà dotato di un interruttore che
permetterà di cambiare tutte le impostazioni tra stagione
fredda e calda, invertendo di fatto il funzionamento. Il pavimento
da caldo diventa freddo, e viceversa.
Quanto consuma un impianto di riscaldamento a pavimento
I consumi di un impianto con riscaldamento a pavimento dipendono
da molti fattori e non possono essere anticipati. Saranno minori
quanto più la tua casa è ben isolata, magari con cappotto
esterno e con
ottimi serramenti, e dipenderanno anche dal tipo di generatore
di calore in utilizzo.
Tuttavia, essendo un sistema che funziona con una temperatura
nettamente più bassa rispetto ai caloriferi, i consumi saranno
di conseguenza più bassi, anche utilizzando una caldaia a gas.
Il massimo del rendimento si può ottenere usando una pompa di
calore, che permetterà un importante risparmio sia in inverno
che in estate.
Riscaldamento a pavimento: pro e contro
L’impianto di climatizzazione a pavimento è sempre
più spesso scelto per i suoi vantaggi, è importante
però capire in quali situazioni si adatta meglio e conoscere
anche i suoi, pochi, svantaggi.
I principali vantaggi, rispetto al riscaldamento
tradizionale, sono:
- temperatura uniforme in tutta la casa
- lavoro a temperatura più bassa grazie all’ampia superficie di scambio
- nessun ingombro per termosifoni e altri corpi radianti
- possibilità di gestire anche il raffrescamento
- maggiore sensazione di confort
Il pavimento, reso tiepido e piacevole per chi ama camminare
senza scarpe, scalda la casa in modo uniforme, senza seccare
l’aria, e senza creare fastidiose correnti, calde o fredde.
Ti sembrerà che la casa sia alla giusta temperatura
naturalmente.
Ci sono però anche svantaggi, che sono:
- costi di installazione più alti
- lavori invasivi in caso di ristrutturazione
- lento tempo di intervento per alcune tipologie
Per meglio comprendere tutti questi punti, positivi o negativi, è necessario scendere nel dettaglio delle tipologie di riscaldamento a pavimento esistenti.
Riscaldamento a pavimento ad acqua o elettrico
Come abbiamo visto, il riscaldamento a pavimento è ottenuto
tramite una serpentina posta sotto il rivestimento finale, ma
questo corpo riscaldante può essere di due diverse tipologie.
Quella più diffusa è una sottile
tubazione, nella quale circola
acqua che viene riscaldata o raffreddata,
per trasmettere poi la temperatura al pavimento, e di conseguenza
all’ambiente. Esattamente come avviene con i caloriferi o con
i fancoil, l’acqua è riscaldata o raffreddata tramite un
termogeneratore. Si può utilizzare una comune caldaia, anche a
condensazione, con notevoli risparmi.
Questo perché la temperatura di esercizio, in caso di
riscaldamento, non è alta come quella dei termosifoni, spesso
oltre i 60 gradi, ma molto più bassa, tra 30 e 40 gradi, in
alcuni casi anche meno. Per lo stesso motivo, il
riscaldamento a pavimento ad acqua è ideale
anche in presenza di un generatore efficiente e solo elettrico,
come può essere la pompa di calore, che
infatti offre il suo massimo proprio quando non deve arrivare a
temperature molto alte. Questo è un tipo di impianto ideale,
ma con costi più alti della media, mentre esiste
un’altra soluzione con costi più contenuti.
Si tratta del riscaldamento a pavimento
elettrico. Al posto delle tubazioni d’acqua, sotto
il pavimento vengono stese serpentine elettriche o tappetini
elettrici, che allo stesso modo trasferiscono il calore al
rivestimento finale del pavimento. Per ovvie ragioni questi
prodotti possono però solo riscaldarsi, e quindi il pavimento
con questo tipo di impianto non può essere utilizzato anche
per raffrescare. La minore complessità, e l’assenza di
un circuito idraulico, rende la soluzione elettrica meno costosa,
ma meno efficiente. Tuttavia, resta comunque superiore ai classici
termosifoni.
Le due tipologie hanno anche un’altra differenza, relativa
alle tempistiche d'intervento, che approfondiamo
di seguito.
Riscaldamento a pavimento alta inerzia o bassa inerzia, differenze e vantaggi
Nel caso si scelga il riscaldamento a pavimento a liquido, sulla
struttura grezza si pone uno strato isolante, per evitare la
dispersione del calore verso il basso, e successivamente si posano
dei pannelli sagomati che permettono di incastrare le tubazioni.
Queste vanno stese con motivi a spirale o simili, andando a
occupare il più possibile tutta la superficie.
Una volta che il circuito è completato, si copre il tutto con
il massetto di cemento, che deve avere alcuni
centimetri di spessore, e deve essere additivato con particolari
sostanze che migliorano la conducibilità del calore. Infine,
si posa il rivestimento preferito, parquet, piastrelle o
resina.
Questo procedimento genera quello che si dice riscaldamento
a pavimento ad alta inerzia. Significa che a riscaldamento
in funzione, l’acqua calda nelle tubazioni dovrà
riscaldare tutto il massetto, prima di trasferire il calore allo
strato finale.
Questa tecnica ha anche altri svantaggi:
- lavorazione più lunga
- tempi di asciugatura del massetto
- maggior spessore del pavimento
Tuttavia, un’alta inerzia in alcune circostanze può
essere utile e portare diversi vantaggi. Allo spegnimento del
riscaldamento, infatti, il massetto resta caldo per un certo
periodo di tempo, contribuendo al riscaldamento anche a impianto
spento.
La versione elettrica, invece, spesso è
composta da pannelli prefabbricati e modulari, che possono essere
assemblati velocemente per ricoprire tutta la superficie, e
integrano già i vari strati di cui deve essere composto tutto
il sottopavimento.
Infine, è sufficiente posare un leggero strato di materiale
autolivellante, o in alcuni casi anche applicare direttamente le
piastrelle. In questo modo lo strato finale è molto più
sottile, e dunque il calore raggiunge più in fretta
l’ambiente, generando appunto bassa inerzia, cioè
l’ambiente raggiungerà la temperatura desiderata in
minor tempo.
I principali vantaggi sono:
- meno lavori di installazione
- tempi più ridotti
- costi inferiori
- spessore di pochi cm
La bassa inerzia modifica la temperatura della
stanza molto rapidamente, e per questo semplifica la gestione di
temperature diverse nei diversi locali.
Al contrario del metodo precedente, però, allo spegnimento
della fonte di calore, il pavimento tende a raffreddarsi
rapidamente, e non mantiene l’effetto a lungo.
Questa tecnica può essere la preferita in ristrutturazioni
dove non è possibile scavare in profondità il vecchio
pavimento, e dove non è possibile diminuire sensibilmente
l’altezza dei locali.
Bassa inerzia con pannelli a secco: l’alternativa ibrida
Se in casa tua volessi comunque avere il riscaldamento a
pavimento ad acqua, ma con installazione a basso spessore e bassa
inerzia, esistono anche quelli che sono chiamati pannelli a
secco. In modo simile ai prefabbricati per la variante
elettrica, questi pannelli includono lo strato isolante e lo strato
di posa delle tubazioni, il tutto super compatto, tanto che possono
anche essere posati su pavimenti già esistenti senza
rimuoverli.
Si chiamano “a secco”, perché nella fase finale
non vengono ricoperti da una colata di calcestruzzo, ma solo da un
leggero strato finale, con asciugatura molto rapida. Per i motivi
che abbiamo già descritto in precedenza, l’inerzia
relativa a questo impianto è bassa, con gli stessi vantaggi e
svantaggi, ma con l’innegabile plus di non dover procedere a
demolizioni o lavori edili invasivi.
Bassa inerzia con impianto a pavimento fresato
Esiste un altro metodo per ridurre drasticamente
l’entità dei lavori, soprattutto nel caso di una
ristrutturazione, mantenendo però l’impianto ad acqua,
ed è la tecnica del pavimento fresato.
Con una macchina appositamente progettata si procede a fresare il
massetto senza rimuoverlo (o anche direttamente il vecchio
pavimento, se resistente) creando delle piccole scanalature dove
posare le tubazioni.
La forma delle varie scanalature deve ricalcare la normale posa,
per andare comunque a ricoprire quanta più superficie
possibile. I tubi vengono dunque incastrati nelle scanalature, la
tenuta stagna viene testata e, una volta chiuso il circuito, si
procede direttamente alla posa del pavimento.
Si ottiene così un riscaldamento a
pavimento a bassa inerzia, con i seguenti
vantaggi:
- il massetto non va rimosso, e spesso non va rimosso nemmeno il pavimento
- lo spessore è ridotto, ideale per stanze non molto alte
- i lavori sono più rapidi
- le stanze possono essere gestite singolarmente
C’è però uno svantaggio abbastanza importante:
andando a lavorare su un massetto già esistente, quindi
tipicamente nelle ristrutturazioni, non è possibile applicare
uno strato isolante verso il basso, con relativa
dispersione del calore.
Riscaldamento a pavimento: quale caldaia abbinare
Se tra le tipologie di riscaldamento a pavimento che abbiamo
descritto, la tua scelta dovesse ricadere su una di quelle ad
acqua, devi tenere in considerazione quale fonte di calore
abbinare.
L’impianto a pavimento può funzionare anche con una
normale caldaia a gas, meglio se a condensazione,
viste le basse temperature di esercizio.
La performance migliore si ottiene però con la
pompa di calore, che può essere anche di tipo
geotermico , data la maggiore efficienza che
migliora ulteriormente la sostenibilità ambientale della
casa.
La stessa pompa di calore, a sua volta, può essere abbinata a
un impianto fotovoltaico, così che il
riscaldamento possa essere a tratti anche completamente gratuito e
da fonti rinnovabili.
Durante la stagione calda la caldaia non permette la generazione
di acqua fredda, per cui sarà necessario installare e
utilizzatore un normale climatizzatore a split, con i relativi
ingombri e consumi. La pompa di calore, invece,
può generare acqua fredda, e il tuo impianto diventa un
raffrescamento a pavimento.
Per evitare che il contatto tra aria calda estiva e pavimento
freddo generi condensa, è necessario affidarsi a un
sistema di ventilazione meccanica controllata, che abbiamo
descritto nel dettaglio in un articolo dedicato.
Qual è il miglior pavimento per il riscaldamento a pavimento
Quasi tutti i rivestimenti possono essere adatti per essere
posati sopra il riscaldamento a pavimento, ma alcuni si prestano
meglio di altri. Infatti, per una resa ottimale, è necessario
valutare lo spessore, che oppone resistenza
all’attraversamento del calore, o la
conducibilità termica del materiale.
I pavimenti possono essere:
- laminato e PVC, molto sottili, quindi con
scarsa resistenza al passaggio del calore, e capacità di
riscaldare l’ambiente velocemente.
Non sempre però sono eleganti e di qualità. - parquet, il legno è un ottimo isolante, e
anche scalzi offre sempre un comfort ottimale.
Meglio però puntare sullo stratificato anziché legno massiccio, per lo spessore ridotto e meno soggetto alle dilatazioni termiche. - gres porcellanato, ideale per le piastrelle con basso spessore, ottima conducibilità, e le tante finiture, che possono anche imitare altri materiali a pietra naturale che non sono idonei per l’alto spessore.
Quando conviene il riscaldamento a pavimento?
Il riscaldamento a pavimento conviene sicuramente in caso di
nuove costruzioni, in quanto il risparmio sui consumi è
evidente e importante, e non avrebbe senso costruire
un’abitazione moderna con un impianto poco
ecosostenibile.
Allo stesso modo è un impianto consigliato in caso di
importanti ristrutturazioni, dove la rimozione di un vecchio
pavimento non rappresenta un problema, e dove si voglia ottenere un
netto miglioramento della classe energetica
dell’edificio.
La presenza di un impianto a energia rinnovabile, come il
fotovoltaico, suggerisce inoltre l’uso del riscaldamento a
pavimento, poiché abbinabile a un generatore elettrico come la
pompa di calore.
Quanto costa in media un impianto di riscaldamento a pavimento?
Tenendo presente che i costi di lavorazioni così complesse
possono oscillare parecchio nel tempo, si può ragionevolmente
considerare il costo del riscaldamento a pavimento tradizionale ad
acqua come compreso tra 50€ al metro quadro e
100€ al metro quadro.
Possono esserci anche soluzioni con qualità più alta che
vanno oltre questi prezzi, e altri parametri che possono
influenzare il costo finale, come il tipo di termostato scelto, se
più o meno tecnologico, la presenza o meno del massetto, che
amplifica i tempi di lavorazione.
La cifra resta all’incirca invariata nel caso si scelga la
soluzione elettrica, che però ha lavorazioni più
semplici, per l’assenza di un circuito idraulico. Inoltre, la
scelta dell’elettrico si abbina bene a un impianto
fotovoltaico, lasciando eventualmente invariata la caldaia a gas,
che si occuperà solo di generare l’acqua calda
sanitaria.
In generale il costo di un impianto a pavimento può sembrare
elevato, ma è una spesa che verrà bilanciata dai risparmi
ottenuti per decine d’anni, persino in estate nel caso cui il
pavimento gestisca anche il raffrescamento.
Gli incentivi fiscali per il riscaldamento a pavimento
Il riscaldamento e raffrescamento a pavimento, che si può
considerare come il metodo di climatizzazione più moderno e
collaudato, rientra inoltre nelle tipologie di lavori permessi dai
vari Ecobonus statali, con la possibilità quindi di recuperare
parti ingenti della spesa tramite il meccanismo delle detrazioni
fiscali.
Tra i bonus il più importante allo stato attuale è
probabilmente il bonus ristrutturazione, al quale ovviamente non si
può accedere in caso di nuova costruzione. Puoi ottenere una
detrazione fiscale pari al 50% dell’importo speso per la posa
del riscaldamento a pavimento, se il lavoro è stato svolto
all’interno di una ristrutturazione in manutenzione
straordinaria.
In alternativa (e senza possibilità cumulativa) si può
scegliere la detrazione fiscale che spetta agli interventi di
risparmio energetico, che arriva al 65% della cifra spesa. In
questo caso però il riscaldamento a pavimento deve essere
installato almeno insieme a una caldaia a condensazione di classe
A, e con sistemi di termoregolazione evoluti.
Ci impegniamo a scrivere ogni articolo in modo comprensibile e accurato, consultando più fonti e solo quelle attendibili. Data la complessità delle tematiche trattate, e la continua evoluzione del contesto normativo, i contenuti potrebbero non essere aggiornati in tempo reale. Ti invitiamo a consultare sempre i siti governativi.