/10

Riscaldamento a pavimento: come funziona, vantaggi e svantaggi

Il desiderio di avere case e appartamenti sempre più efficienti ed ecosostenibili ha aumentato l'interesse verso il riscaldamento a pavimento facendolo diventare il sistema di climatizzazione preferito per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni importanti.
Questo sistema si basa su un impianto posto sotto il pavimento, in grado di riscaldare o raffreddare gli ambienti della tua casa. Non tutte le installazioni sono però uguali: esistono diverse tecnologie, diversi metodi, e anche diversi costi, vediamoli insieme!

Ultimo aggiornamento: 06 novembre 2023

Impianto a pavimento

Come funziona un impianto di riscaldamento a pavimento

L’impianto di climatizzazione a pavimento è costituito da una serpentina che viene posata sotto tutta la superficie del pavimento, in tutte le stanze e, tramite tecniche diverse, modifica la temperatura del pavimento stesso, diffondendo il calore desiderato per irraggiamento. 

Diversamente dai classici termosifoni, questo significa che non vi saranno spostamenti d’aria, dovuti alle alte temperature dell’acqua che circola nell’impianto. In alcuni casi, inoltre, lo stesso impianto può essere usato sia per riscaldare che per raffrescare, con la temperatura delle stanze che viene modificata dal basso verso l’alto a partire proprio dal pavimento.

Come usare e impostare il riscaldamento a pavimento

Il riscaldamento a pavimento, come vedremo nel dettaglio, può essere un metodo di climatizzazione comodo, confortevole, e che può portare ad un certo risparmio sui consumi, ma solo se utilizzato correttamente, e con la giusta integrazione tra i componenti.

La temperatura di esercizio non deve essere impostata su valori alti, in quanto l’uniformità della superficie d’azione fa sì che non sia necessario. La temperatura d'esercizio può essere mediamente bassa, anche intorno ai 30 gradi.

È inoltre una buona pratica non accendere e spegnere spesso l'impianto, in quanto una volta raggiunta la temperatura desiderata nelle stanze, il rendimento migliore si ha con un funzionamento costante.

Quale termostato utilizzare

In un impianto a pavimento possono essere utilizzati i normali termostati, ma essendo un sistema che si può facilmente regolare stanza per stanza, spesso si preferisce installare più termostati di tipo wireless, possibilmente uno per ogni zona importante.
Una divisione ideale potrebbe essere per zona giorno, zona notte, e un termostato dedicato per il bagno. Ogni termostato comunica alla centrale quali zone scaldare e quanto, senza avere necessariamente una temperatura unica in tutta la casa.

Quanto ci mette a scaldare?

La velocità di riscaldamento con il sistema a pavimento dipende da diversi fattori, ma in generale è un sistema un po’ più lento del classico calorifero, e decisamente più lento rispetto agli split di un climatizzatore.
È bene quindi programmare con attenzione quando servirà avere una certa temperatura, per mettere in funzione l’impianto con il dovuto anticipo.

Il riscaldamento a pavimento va spento in estate?

Se il proprio impianto a pavimento gestisce solo il riscaldamento, in estate si spegnerà da solo, e non avrà bisogno di alcun intervento. Questo perché le temperature delle stanze saranno sempre più alte rispetto alle impostazioni dei termostati, che non attiveranno mai l’impianto.

Se invece l’impianto può generare anche raffrescamento per la stagione estiva, sarà dotato di un interruttore che permetterà di cambiare tutte le impostazioni tra stagione fredda e calda, invertendo di fatto il funzionamento. Il pavimento da caldo diventa freddo, e viceversa.

Quanto consuma un impianto di riscaldamento a pavimento

I consumi di un impianto con riscaldamento a pavimento dipendono da molti fattori e non possono essere anticipati. Saranno minori quanto più la tua casa è ben isolata, magari con cappotto esterno e con ottimi serramenti, e dipenderanno anche dal tipo di generatore di calore in utilizzo.

Tuttavia, essendo un sistema che funziona con una temperatura nettamente più bassa rispetto ai caloriferi, i consumi saranno di conseguenza più bassi, anche utilizzando una caldaia a gas. Il massimo del rendimento si può ottenere usando una pompa di calore, che permetterà un importante risparmio sia in inverno che in estate.

Riscaldamento a pavimento: pro e contro

L’impianto di climatizzazione a pavimento è sempre più spesso scelto per i suoi vantaggi, è importante però capire in quali situazioni si adatta meglio e conoscere anche i suoi, pochi, svantaggi.

I principali vantaggi, rispetto al riscaldamento tradizionale, sono:

  • temperatura uniforme in tutta la casa
  • lavoro a temperatura più bassa grazie all’ampia superficie di scambio
  • nessun ingombro per termosifoni e altri corpi radianti
  • possibilità di gestire anche il raffrescamento
  • maggiore sensazione di confort

Il pavimento, reso tiepido e piacevole per chi ama camminare senza scarpe, scalda la casa in modo uniforme, senza seccare l’aria, e senza creare fastidiose correnti, calde o fredde. Ti sembrerà che la casa sia alla giusta temperatura naturalmente. 

Ci sono però anche svantaggi, che sono:

  • costi di installazione più alti
  • lavori invasivi in caso di ristrutturazione
  • lento tempo di intervento per alcune tipologie

Per meglio comprendere tutti questi punti, positivi o negativi, è necessario scendere nel dettaglio delle tipologie di riscaldamento a pavimento esistenti.

Riscaldamento a pavimento ad acqua o elettrico

Come abbiamo visto, il riscaldamento a pavimento è ottenuto tramite una serpentina posta sotto il rivestimento finale, ma questo corpo riscaldante può essere di due diverse tipologie. Quella più diffusa è una sottile tubazione, nella quale circola acqua che viene riscaldata o raffreddata, per trasmettere poi la temperatura al pavimento, e di conseguenza all’ambiente. Esattamente come avviene con i caloriferi o con i fancoil, l’acqua è riscaldata o raffreddata tramite un termogeneratore. Si può utilizzare una comune caldaia, anche a condensazione, con notevoli risparmi.

Questo perché la temperatura di esercizio, in caso di riscaldamento, non è alta come quella dei termosifoni, spesso oltre i 60 gradi, ma molto più bassa, tra 30 e 40 gradi, in alcuni casi anche meno. Per lo stesso motivo, il riscaldamento a pavimento ad acqua è ideale anche in presenza di un generatore efficiente e solo elettrico, come può essere la pompa di calore, che infatti offre il suo massimo proprio quando non deve arrivare a temperature molto alte. Questo è un tipo di impianto ideale, ma con costi più alti della media, mentre esiste un’altra soluzione con costi più contenuti.

 Si tratta del riscaldamento a pavimento elettrico. Al posto delle tubazioni d’acqua, sotto il pavimento vengono stese serpentine elettriche o tappetini elettrici, che allo stesso modo trasferiscono il calore al rivestimento finale del pavimento. Per ovvie ragioni questi prodotti possono però solo riscaldarsi, e quindi il pavimento con questo tipo di impianto non può essere utilizzato anche per raffrescare. La minore complessità, e l’assenza di un circuito idraulico, rende la soluzione elettrica meno costosa, ma meno efficiente. Tuttavia, resta comunque superiore ai classici termosifoni.

Le due tipologie hanno anche un’altra differenza, relativa alle tempistiche d'intervento, che approfondiamo di seguito.

Riscaldamento a pavimento alta inerzia o bassa inerzia, differenze e vantaggi

Nel caso si scelga il riscaldamento a pavimento a liquido, sulla struttura grezza si pone uno strato isolante, per evitare la dispersione del calore verso il basso, e successivamente si posano dei pannelli sagomati che permettono di incastrare le tubazioni. Queste vanno stese con motivi a spirale o simili, andando a occupare il più possibile tutta la superficie.

Una volta che il circuito è completato, si copre il tutto con il massetto di cemento, che deve avere alcuni centimetri di spessore, e deve essere additivato con particolari sostanze che migliorano la conducibilità del calore. Infine, si posa il rivestimento preferito, parquet, piastrelle o resina.

Questo procedimento genera quello che si dice riscaldamento a pavimento ad alta inerzia. Significa che a riscaldamento in funzione, l’acqua calda nelle tubazioni dovrà riscaldare tutto il massetto, prima di trasferire il calore allo strato finale.
Questa tecnica ha anche altri svantaggi:

  • lavorazione più lunga
  • tempi di asciugatura del massetto
  • maggior spessore del pavimento

Tuttavia, un’alta inerzia in alcune circostanze può essere utile e portare diversi vantaggi. Allo spegnimento del riscaldamento, infatti, il massetto resta caldo per un certo periodo di tempo, contribuendo al riscaldamento anche a impianto spento.

La versione elettrica, invece, spesso è composta da pannelli prefabbricati e modulari, che possono essere assemblati velocemente per ricoprire tutta la superficie, e integrano già i vari strati di cui deve essere composto tutto il sottopavimento.

Infine, è sufficiente posare un leggero strato di materiale autolivellante, o in alcuni casi anche applicare direttamente le piastrelle. In questo modo lo strato finale è molto più sottile, e dunque il calore raggiunge più in fretta l’ambiente, generando appunto bassa inerzia, cioè l’ambiente raggiungerà la temperatura desiderata in minor tempo.

I principali vantaggi sono:

  • meno lavori di installazione
  • tempi più ridotti
  • costi inferiori
  • spessore di pochi cm

La bassa inerzia modifica la temperatura della stanza molto rapidamente, e per questo semplifica la gestione di temperature diverse nei diversi locali.
Al contrario del metodo precedente, però, allo spegnimento della fonte di calore, il pavimento tende a raffreddarsi rapidamente, e non mantiene l’effetto a lungo.

Questa tecnica può essere la preferita in ristrutturazioni dove non è possibile scavare in profondità il vecchio pavimento, e dove non è possibile diminuire sensibilmente l’altezza dei locali.

Bassa inerzia con pannelli a secco: l’alternativa ibrida

Se in casa tua volessi comunque avere il riscaldamento a pavimento ad acqua, ma con installazione a basso spessore e bassa inerzia, esistono anche quelli che sono chiamati pannelli a secco. In modo simile ai prefabbricati per la variante elettrica, questi pannelli includono lo strato isolante e lo strato di posa delle tubazioni, il tutto super compatto, tanto che possono anche essere posati su pavimenti già esistenti senza rimuoverli.

Si chiamano “a secco”, perché nella fase finale non vengono ricoperti da una colata di calcestruzzo, ma solo da un leggero strato finale, con asciugatura molto rapida. Per i motivi che abbiamo già descritto in precedenza, l’inerzia relativa a questo impianto è bassa, con gli stessi vantaggi e svantaggi, ma con l’innegabile plus di non dover procedere a demolizioni o lavori edili invasivi.

Bassa inerzia con impianto a pavimento fresato

Esiste un altro metodo per ridurre drasticamente l’entità dei lavori, soprattutto nel caso di una ristrutturazione, mantenendo però l’impianto ad acqua, ed è la tecnica del pavimento fresato.

Con una macchina appositamente progettata si procede a fresare il massetto senza rimuoverlo (o anche direttamente il vecchio pavimento, se resistente) creando delle piccole scanalature dove posare le tubazioni.

La forma delle varie scanalature deve ricalcare la normale posa, per andare comunque a ricoprire quanta più superficie possibile. I tubi vengono dunque incastrati nelle scanalature, la tenuta stagna viene testata e, una volta chiuso il circuito, si procede direttamente alla posa del pavimento.

Si ottiene così un riscaldamento a pavimento a bassa inerzia, con i seguenti vantaggi:

  • il massetto non va rimosso, e spesso non va rimosso nemmeno il pavimento
  • lo spessore è ridotto, ideale per stanze non molto alte
  • i lavori sono più rapidi
  • le stanze possono essere gestite singolarmente

C’è però uno svantaggio abbastanza importante: andando a lavorare su un massetto già esistente, quindi tipicamente nelle ristrutturazioni, non è possibile applicare uno strato isolante verso il basso, con relativa dispersione del calore.

Riscaldamento a pavimento: quale caldaia abbinare

Se tra le tipologie di riscaldamento a pavimento che abbiamo descritto, la tua scelta dovesse ricadere su una di quelle ad acqua, devi tenere in considerazione quale fonte di calore abbinare.
L’impianto a pavimento può funzionare anche con una normale caldaia a gas, meglio se a condensazione, viste le basse temperature di esercizio.

La performance migliore si ottiene però con la pompa di calore, che può essere anche di tipo geotermico , data la maggiore efficienza che migliora ulteriormente la sostenibilità ambientale della casa.

La stessa pompa di calore, a sua volta, può essere abbinata a un impianto fotovoltaico, così che il riscaldamento possa essere a tratti anche completamente gratuito e da fonti rinnovabili.

Durante la stagione calda la caldaia non permette la generazione di acqua fredda, per cui sarà necessario installare e utilizzatore un normale climatizzatore a split, con i relativi ingombri e consumi. La pompa di calore, invece, può generare acqua fredda, e il tuo impianto diventa un raffrescamento a pavimento.

Per evitare che il contatto tra aria calda estiva e pavimento freddo generi condensa, è necessario affidarsi a un sistema di ventilazione meccanica controllata, che abbiamo descritto nel dettaglio in un articolo dedicato.

Qual è il miglior pavimento per il riscaldamento a pavimento

Quasi tutti i rivestimenti possono essere adatti per essere posati sopra il riscaldamento a pavimento, ma alcuni si prestano meglio di altri. Infatti, per una resa ottimale, è necessario valutare lo spessore, che oppone resistenza all’attraversamento del calore, o la conducibilità termica del materiale.

I pavimenti possono essere:

  • laminato e PVC, molto sottili, quindi con scarsa resistenza al passaggio del calore, e capacità di riscaldare l’ambiente velocemente.
    Non sempre però sono eleganti e di qualità.
  • parquet, il legno è un ottimo isolante, e anche scalzi offre sempre un comfort ottimale.
    Meglio però puntare sullo stratificato anziché legno massiccio, per lo spessore ridotto e meno soggetto alle dilatazioni termiche.
  • gres porcellanato, ideale per le piastrelle con basso spessore, ottima conducibilità, e le tante finiture, che possono anche imitare altri materiali a pietra naturale che non sono idonei per l’alto spessore.

Quando conviene il riscaldamento a pavimento?

Il riscaldamento a pavimento conviene sicuramente in caso di nuove costruzioni, in quanto il risparmio sui consumi è evidente e importante, e non avrebbe senso costruire un’abitazione moderna con un impianto poco ecosostenibile.

Allo stesso modo è un impianto consigliato in caso di importanti ristrutturazioni, dove la rimozione di un vecchio pavimento non rappresenta un problema, e dove si voglia ottenere un netto miglioramento della classe energetica dell’edificio.

La presenza di un impianto a energia rinnovabile, come il fotovoltaico, suggerisce inoltre l’uso del riscaldamento a pavimento, poiché abbinabile a un generatore elettrico come la pompa di calore.

Quanto costa in media un impianto di riscaldamento a pavimento?

Tenendo presente che i costi di lavorazioni così complesse possono oscillare parecchio nel tempo, si può ragionevolmente considerare il costo del riscaldamento a pavimento tradizionale ad acqua come compreso tra 50€ al metro quadro e 100€ al metro quadro.

Possono esserci anche soluzioni con qualità più alta che vanno oltre questi prezzi, e altri parametri che possono influenzare il costo finale, come il tipo di termostato scelto, se più o meno tecnologico, la presenza o meno del massetto, che amplifica i tempi di lavorazione.

La cifra resta all’incirca invariata nel caso si scelga la soluzione elettrica, che però ha lavorazioni più semplici, per l’assenza di un circuito idraulico. Inoltre, la scelta dell’elettrico si abbina bene a un impianto fotovoltaico, lasciando eventualmente invariata la caldaia a gas, che si occuperà solo di generare l’acqua calda sanitaria.

In generale il costo di un impianto a pavimento può sembrare elevato, ma è una spesa che verrà bilanciata dai risparmi ottenuti per decine d’anni, persino in estate nel caso cui il pavimento gestisca anche il raffrescamento.

Gli incentivi fiscali per il riscaldamento a pavimento

Il riscaldamento e raffrescamento a pavimento, che si può considerare come il metodo di climatizzazione più moderno e collaudato, rientra inoltre nelle tipologie di lavori permessi dai vari Ecobonus statali, con la possibilità quindi di recuperare parti ingenti della spesa tramite il meccanismo delle detrazioni fiscali.

Tra i bonus il più importante allo stato attuale è probabilmente il bonus ristrutturazione, al quale ovviamente non si può accedere in caso di nuova costruzione. Puoi ottenere una detrazione fiscale pari al 50% dell’importo speso per la posa del riscaldamento a pavimento, se il lavoro è stato svolto all’interno di una ristrutturazione in manutenzione straordinaria.

In alternativa (e senza possibilità cumulativa) si può scegliere la detrazione fiscale che spetta agli interventi di risparmio energetico, che arriva al 65% della cifra spesa. In questo caso però il riscaldamento a pavimento deve essere installato almeno insieme a una caldaia a condensazione di classe A, e con sistemi di termoregolazione evoluti.

Ci impegniamo a scrivere ogni articolo in modo comprensibile e accurato, consultando più fonti e solo quelle attendibili. Data la complessità delle tematiche trattate, e la continua evoluzione del contesto normativo, i contenuti potrebbero non essere aggiornati in tempo reale. Ti invitiamo a consultare sempre i siti governativi.

Altri consigli e soluzioni

Prestito Ristrutturazione Casa Findomestic

Hai un progetto di ristrutturazione?

Con il Prestito Findomestic ristrutturi subito e paghi a rate

Con il finanziamento ristrutturazione casa non devi aspettare per iniziare i lavori. Rendi la tua casa più funzionale e accogliente grazie a una soluzione flessibile che si adatta alle tue esigenze.

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale

Termini e condizioni

Salvo approvazione Findomestic Banca S.p.A. Al fine di gestire le tue spese in modo responsabile Findomestic ti ricorda, prima di sottoscrivere il contratto, di prendere visione di tutte le condizioni economiche e contrattuali, comprese quelle relative alle opzioni di cambio rata e salto rata (attivabili non cumulativamente dopo aver rimborsato regolarmente le prime 6 rate), facendo riferimento alle Informazioni Europee di Base sul Credito ai Consumatori (IEBCC) presso tutte le succursali di Findomestic Banca e sul sito www.findomestic.it. É possibile esercitare l’opzione del salto rata ogni anno di durata del prestito, rispettando l’intervallo temporale del pagamento con regolarità di 11 rate tra una richiesta di salto rata e l’altra. Le rate saltate saranno spostate alla fine del finanziamento. La durata del prestito personale può variare da 12 a 120 mesi in base al progetto.

Efficientamento energetico

Impianti di riscaldamento e raffrescamento: differenze, vantaggi e svantaggi

Ristrutturazioni

Ecobonus, Superbonus e ristrutturazioni: gli incentivi statali per la casa

TrustScore | recensioni

Per noi ogni parere conta

Conoscere la soddisfazione dei nostri Clienti ci permette di migliorare costantemente il nostro lavoro.